Anna Maria Mozzoni è stata la più importante femminista italiana dell’Ottocento. Nasce nel 1837 da nobile famiglia milanese e conosce fin da bambina la discriminazione riservata alle donne: per mantenere agli studi i fratelli, la famiglia, pur risorgimentale e antiaustriaca, il padre la rinchiude in un collegio femminile di spirito gretto e reazionario. Uscita dal collegio, la giovane Anna Maria forma la sua cultura attingendo alla biblioteca di casa. Tra queste letture, gli illuministi francesi e lombardi, i romanzieri contemporanei, Mazzini, Georges Sand e Fourier. Della sua vita privata si sa poco. Vissuta sino al 1894 tra Milano e il borgo di Rescaldina, ha una figlia, forse naturale forse adottiva, che porta il suo cognome, Bice Mozzoni, e che diventerà avvocato. Si sposa solo nel 1886 con un procuratore, molto più giovane di lei, il conte Malatesta Covo Simoni, con il quale nel 1894 si trasferisce a Roma. Muore in questa città il 14 giugno 1920, ormai da tempo appartata dalla lotta politica.
La donna e i suoi rapporti sociali (La liberazione della donna) è, dopo l’operetta giovanile “La masque de fer” 4 atti in francese scritti per il teatro a 18 anni, il primo libro di A. M. Mozzoni, stampato a Milano nel 1864 dalla Tipografia Sociale. È anche il suo lavoro più lungo, scritto prima che l’interesse politico la portasse a tradurre in termini di attualità i diversi aspetti della questione femminile. Come si noterà, l’espressione usata nel testo è «il risorgimento della donna», tratta dal linguaggio dei gruppi democratici dell’epoca, come del resto il titolo; ma, in entrambi i casi, si avverte una concezione del problema diversa da quella tradizionale, dato che i mazziniani dicevano di solito «missione», per indicare il fine delle loro organizzazioni femminili, che avevano di mira non il mutamento della società, ma l’educazione delle donne.
La liberazione della donna – Anna Maria Mozzoni
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