“Ti affascinavano quelle impronte lasciate sul bagnasciuga, consumate pian piano dall’acqua che a ogni passaggio le tirava a sé con un affondo d’amore. Un donarsi che ti intrigava e che risvegliava la fantasia, stimolando i tuoi sensi…”
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La fame di amore è una compagna perfida, capace di spianare la strada verso mete sorprendenti che mai, a stomaco pieno, ci sogneremmo di prendere in considerazione. Eppure di solito sono percorsi utili, talvolta dolorosi, che ci aiutano a trovare una risposta, anche inconsapevole, utile a placare il bisogno di dare e ricevere amore. Uno dei percorsi più accattivanti che entra nell’immaginazione quando la solitudine ci spinge a creare mondi fantastici con il pennello del romanticismo (il mare, il bosco…) e a inventare o rivivere situazioni di abbandono, di adescamento, di tenerezza o di copulazioni selvagge, dove però, alla fine, la gioia arriva soprattutto per la gratitudine di aver condiviso con i nostri amori momenti in cui ci si è ascoltati e compresi. Il sogno o la memoria forniscono, già pronti e sfornati, ottimi complici per piangere o rallegrarci. E chissà che un giorno non ci si possa svegliare da quel torpore emozionale che fa tanto male (ma anche tanta compagnia) per scoprire che nel frattempo abbiamo lasciato andare i pesi superflui, persino l’amore come “bisogno”, senza il quale è più facile camminare verso la meta (la comprensione, l’ascolto) partendo da una prospettiva diversa.
Irene Cabiati
Il libro non l’ho letto ..ma quanto scritto da Irene mi ha commosso immensamente.Sei fantastica come sempre nell’esprimere la ribellionel’esplosione la gioia dell’anima..soprattutto come si arriva naturalmente ad una”quiete dopo la tempesta”.
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Aspettiamo un tuo giudizio anche sul libro… per adesso grazie del tuo passaggio
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